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Bloodhound Super Sonic Car, il punto di vista del pilota

Ecco cosa significa andare a 1.600 km/h su terra, dalle parole del pilota Andy Green

Non c'è margine di errore. Io, la pista, i motori, i lubrificanti (Castrol), gli pneumatici, l'aerodinamica: tutto deve funzionare semplicemente alla perfezione. Quando si supera il muro del suono e soprattutto quando lo si fa con delle ruote che toccano terra basta un "capello" fuori posto per trasformare una potenziale impresa epocale in un disastro al quale non voglio nemmeno pensare. Anzi, se sono qui, se ho accettato di calarmi nell'abitacolo di quel mostro di tecnologia e prepotenza meccanica chiamata Bloodhound Super Sonic Car è perché mi fido ciecamente degli uomini del team. Dal primo all'ultimo.

TECNOLOGIA CASTROL, ROLL-ROYCE E JAGUAR
Credete che stia esagerando? Bene, pensate che un motore incredibile come il V8 5.0 della Jaguar F-Type, sul Bloodhound è usato come pompa per mettere in pressione l'impianto di alimentazione. Da lì, si innescano una serie di complicatissime reazioni (nel vero senso della parola) e sequenze meccanico/aerodinamiche che vi sono già state descritte in questo articolo su OmniAuto.it. Quello che mi interessa raccontarvi è il mio viaggio di 19 km, che completerò in soli due minuti con partenza da fermo, toccando il picco di velocità di 1.600 km/h, su una pista liscia come l'olio, che 300 persone stanno appiattendo a mano - da 5 anni - in Sudafrica. A proposito di olio, o meglio lubrificante, di cui si parla sempre troppo poco rispetto all'importanza che riveste per l'efficienza e la durata del motore, nel caso della Bloodhound Super Sonic Car diventa uno dei pilastri per la riuscita del progetto. In condizioni così estreme, infatti, persino i cuscinetti ruota devono essere minuziosamente lubrificati e raffreddati e la partnership con Castrol, con la sua esperienza in Formula 1, nel WRC e nell'endurance si è rivelata determinante. Ah, dimenticavo: il motore Rolls-Royce con post-bruciatore che aggredisce i cieli con il jet Eurofighter-Typhoon, io lo uso solo per partire...

QUESTIONE DI ALLENAMENTO E VISUALIZZAZIONE
Avete voglia di salire con me? Vi faccio fare un giro virtuale, una visualizzazione della prestazione, come la chiamano i guru degli sportivi di massimo livello. In pratica, ci si immagina di essere nella situazione di gara (o di tentativo di record, come nel mio caso), si generano virtualmente nel proprio cervello tutte le sensazioni che si proveranno nel momento del massimo sforzo e si ripetono meccanicamente le operazioni che poi si metteranno in pratica veramente. Avete presente gli sciatori o i motociclisti che prima di buttarsi alla massima velocità fanno gesti strani - quasi folli - a occhi chiusi? Beh, voi gli occhi non chiudeteli perché dovete leggere, ma provate a immedesimarvi con me.

UN IMPEGNO PSICOFISICO DA SUPER-UOMO
Innanzitutto, il posizionamento: a mettermi nell'abitacolo del "mostro" c'è una vera equipe, in cui ognuno ha un preciso compito. Ok, sono sistemato. Ora devo tenere a bada le pulsazioni cardiache che vorrebbero salire: state buone, devo seguire procedure ben precise sotto la guida dei miei ingegneri. Uno-due-tre... L'ennesimo tasto l'ho schiacciato, l'ennesimo ok mi è stato dato dai tecnici e io l'ho dato a loro... Fuoco! I 135.000 CV del mostro mi stanno schiacciando le budella contro la spina dorsale e ho l'impressione che tutto il sangue del mio corpo si sia rintanato nel cranio. 2g sono tanti e si sentono. Ma non ho scelta, devo continuare a dare massimo gas. I rumori che si susseguono sono infernali. Il bang sonico, e poi i motori a reazione che gridano, il telaio che sembrerebbe voler cedere sotto questa spinta. Macché, è tutto studiato alla perfezione. Tutto filerà liscio come l'olio (Castrol, non ti ringrazierò mai abbastanza). Ancora quattro secondi... 4, 3, 2, 1, 0: 1.600 km/h! Si festeggia dopo: adesso è il momento di concentrarmi sulla frenata. Tolgo potenza, il sangue schizza letteralmente verso i piedi. Mi sento debole, ma fisso lo sguardo davanti a me, sullo spazio che mi manca per arrestare la folle corsa e sugli strumenti. La decelerazione è fortissima. Gli occhi vorrebbero uscire dalle orbite, ma è un problema loro, io guardo oltre. Sono a 1.050 km/h, ancora poco e arriverà la botta del freno aerodinamico... Eccola. Il colpo è violento, ma resisto. A blocchi di 100 km/h al secondo di velocità persa mi sto avvicinando ai festeggiamenti. Sono quasi fermo. Il mio team urla di gioia nelle cuffie. Vorrei urlare con loro ma non ce la faccio; sono sicuro che in squadra nessuno si offenderà. E' filato tutto liscio come l'olio.

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