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Dakar: la Liparoti in fondo per il sesto anno di fila

Camelia però non è contenta della sua corsa, nonostante il 15esimo posto finale tra i Quad

Porta ancora sul viso le bruciature del Salar de Uyuni, risultato delle cinque ore trascorse in Bolivia nella terribile tappa marathon. Camelia Liparoti, 43 chili di peso che uniti al suo quad fanno 350, è al traguardo di questa sua settima Dakar. La più difficile forse, ma anche quella che l'ha delusa di più.

E' la quindicesima dei 18 quad arrivati al traguardo. "Sono stanca come tutti al traguardo di una Dakar, ma nel mio caso quest'anno mi fa male il cuore da quanti problemi ho avuto per tutta la durata della gara. A partire dalla tappa in Bolivia nel lago salato...Avevo cominciato bene e fino alla tappa boliviana andava tutto bene. Poi al momento di attraversare il lago salato, con la miscela di acqua e sale, il mio quad si è fermato, problemi elettrici, acqua nel motore, mi è successo di tutto e per cinque ore sono rimasta bloccata in mezzo all'acqua".

Da sola non è riuscita a sistemare il suo quad e ha dovuto attendere un aiuto che come sempre, qui in Sud America, arriva dal pubblico disposto a trainarla fuori dal lago, cosa non facile in quel giorno da chiedere ad un altro concorrente, mentre tutti stavano comunque patendo gli stessi problemi. "Alla fine mi hanno tirata fuori dal Salar, ma a quel punto mi mancavano ancora 500 chilometri per arrivare ad Iquique. Ho affrontato l'ultimo tratto, con le dune, con il buio, alle 2 e mezza di notte, compresa la grande discesa che porta al bivacco".

Per proseguire la tappa era riuscita, una volta fuori dalla Bolivia, a lavare il mezzo con acqua pulita: "Era la bobina che non andava più e tutta la parte elettrica, per fortuna alcuni boliviani mi hanno aiutata e sono riuscita a tirarmene fuori, e li ringrazio ancora".

Ma a quel punto, arrivata al bivacco a notte fonda i suoi meccanici hanno avuto pochissimo tempo per aggiustare il mezzo. Lei ha dormito due ore e poi è partita per la tappa del giorno dopo, ma quel ritardo, quella mancanza di sonno se l'è portata dietro per diversi giorni: "E' sempre così: dal momento in cui inizi ad arrivare tardi ti porti questo ritardo per diversi giorni perchè non riesci a recuperarlo".

Ma il suo quad poi è stato anche vittima del fesh fesh: "450 chilometri di fesh fesh, questa sabbia sottile come borotalco che entrava ovunque e il motore ha sofferto ancora dandomi altri problemi, e per non farci mancare niente anche oggi, nell'ultima tappa, il fango ha creato non poche noie al motore".

E ironia della sorte: "Appena ho passato quello che era il traguardo della speciale il motore si è rotto, completamente, e io sono rimasta a piedi. Mi hanno trainata per tutto il trasferimento di 140 chilometri e infine per salire sul podio mi hanno dovuta spingere".

E per questo non riesce a godersi il traguardo: "Sono delusa, anche se capisco che essere arrivata alla fine è importante. Sono comunque la terza donna nella classifica femminile, dietro due moto, perchè non bisogna mai dimenticarsi che io combatto in una classifica fatta di moto, e ho vinto di fronte all'altra quaddista cilena. Malgrado le disavventure".

Di sette Dakar disputate Camelia ne ha chiuse sei, consecutive, ma non sarà questa quella che sicuramente ricorderà più volentieri : "La più importante per me è stata quella del 2014 perchè era una Dakar molto più dura tecnicamente. Questa edizione non è stata difficile, se avevi fortuna passavi il lago, se ti si fermava il mezzo eri fregato. Non è stata una questione di tecnica, o di esperienza o di qualche cosa che potevi controllare, troppo aleatorio".

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