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Angelo Orsi, l'amico che non ha mai tradito Ayrton

E' stato l'unico a scattare a... motore la foto quando i medici gli hanno sfilato il casco: l'ha voluta distruggere

Ogni anno soffre. Da quel maledetto 1 maggio 1994. Se può, per un giorno scompare da tutto e da tutti. Da più di una settimana non risponde al cellulare. “Se mi cerchi per Ayrton non ho niente da dire, conosci come nessuno quei momenti, quindi non avrai problemi a parlarne”: è l’sms che mi ha spedito dopo i vari tentativi di sentirlo. ANGELO L’AMICO DI AYRTON Angelo Orsi, foto-reporter oggi in pensione, colonna portante di Autosprint, è stato AMICO di Senna. Abitava due piani sopra casa mia, in un palazzo che all’epoca era tutto di giornalisti: il brasiliano non transitava da San Lazzaro di Savena senza fargli visita. Qualche volta è capitato che suonasse al citofono per un saluto, ma poi si imbucava nell’ascensore e andava solo al quarto piano per un piatto di spaghetti aglio e olio. Senza clamore. Nessuno nella scala sapeva niente, altrimenti immaginatevi che eco avrebbe avuto quella presenza! UN LEGAME SOLIDO Si sono conosciuti quando il brasiliano era ancora alle prime armi: si sono piaciuti e non si sono mai persi di vista. Anche quando erano separati da un Oceano non mancava almeno una telefonata settimanale fra i due. E spesso era proprio Ayrton a cercare Angelo. Cosa si dicessero e cosa si raccontassero sono cose che sono rimaste sempre fra di loro. Allora, proprio come oggi, Orsi non amava essere identificato come l’amico del brasiliano. Il legame era forte. Solido. NOTIZIE MAI BANALI A volte filtravano delle indiscrezioni, ma era solo perché il “grande comunicatore” voleva far emergere il suo pensiero. Quelle considerazioni diventavano notizie. Mai banali. Perché Ayrton era consapevole della forza dei media: non c’era twitter per gestire in proprio la comunicazione. PRIMI AD ARRIVARE, ULTIMI AD ANDARE VIA Angelo era uno dei pochi che aveva l’accesso al motorhome della sua squadra: Lotus, McLaren o Williams che fosse. Erano fra i primi ad arrivare in circuito e fra gli ultimi ad andare via. Nel loro campo, due fuoriclasse. Puntigliosi, precisi, che non lasciavano niente al caso. Senna teneva interminabili meeting con gli ingegneri: voleva conoscere tutto della propria monoposto, anche i minimi dettagli della messa a punto. LA WILLIAMS SI SCHIANTA Questo preambolo era doveroso per inquadrare quanto sto per raccontare. La cronaca, purtroppo, la conosciamo a memoria. Alla ripartenza del Gp di San Marino, dopo la safety car, la Williams FW16-Renault è in testa alla corsa, affronta in pieno la curva del Tamburello e scarta sulla destra schiantandosi nel muretto all’esterno. ANGELO SI MUOVE SUBITO Orsi con la sua Canon è nella postazione all’ingresso del Tamburello (Autosprint aveva un fotografo ad ogni curva nel Gp di casa!) e non vede l’uscita del curvone. Gracchia la radio del commissario capo-posto: “Incidente al Tamburello, bandiera rossa!”. Da buon reporter Angelo mette in moto il ciclomotore che aveva parcheggiato nella stradina interna dell’autodromo e in un battibaleno arriva sulla scena dell’incidente. QUEGLI SCATTI A… MOTORE Rimane “freddato” nello scorgere la Williams dell’amico. Chissà quali pensieri si sono affastellati nel suo cervello. Fatto sta che da buon professionista, in modo quasi meccanico, scende dal motorino, impugna la macchina fotografica e comincia a scattare a motore. Un clic dopo l’altro in sequenza. Proprio a lui doveva toccare quel momento! Il destino è cinico. E guai a credere alle coincidenze. MIGLIAIA DI DIAPOSITIVE A GP Non esistevano ancora le immagini digitali e le linee wi-fi. Nelle macchine fotografiche ancora c’erano i rullini. E un settimanale come Autosprint che chiudeva la domenica notte, doveva organizzare la raccolta dei rulli per provvedere allo sviluppo delle diapositive. In redazione arrivavano sacchetti pieni da mandare al laboratorio. C’erano staffette che ci portavano le immagini man mano che erano pronte nei plasticoni. Migliaia di scatti da guardare e scegliere. LA TELEFONATA IN REDAZIONE Arriva una telefonata in redazione. Il clima è molto pesante. Tutti sono al lavoro, ma nessuno parla. Ayrton è morto. La F.1 è entrata in un buco nero, dopo un weekend da Apocalisse. Dall’altra parte c’è Angelo. Con una voce metallica, irriconoscibile dice: “Ci deve essere uno scatto, uno solo che non voglio che vada in giro. Quando lo vedi mettilo da parte. Non lo può vedere nessuno. Avvisa subito Cavicchi!”. E cade la linea. LO SCATTO RACCAPRICCIANTE Con l’archivista, oggi celebrato fotografo della MotoGp, Mirko Lazzari, ci mettiamo a cercare l’immagine. Scorriamo i plasticoni velocemente: niente! C’è un giornale da rifare: tutto quello che avevamo pensato è da buttare via. Ma non è facile lavorare con le lacrime agli occhi e la mente annebbiata dal dolore. Poi il pugno nello stomaco. Non ero preparato a quell’immagine. Ayrton senza casco con l’orbita dell’occhio insanguinata. LA DIAPO DISTRUTTA Torna Orsi in redazione. La diapositiva, intanto, l’avevo consegnata al direttore che l’aveva messa in cassaforte. L’avevamo vista solo in due. Angelo chiede di distruggerla. Subito. Che non resti traccia dell’orrore di Ayrton. Lo scatto è suo. Carlo Cavicchi, il direttore, si dimostra grande uomo e rispetta la decisione di Orsi e la sua amicizia per il brasiliano. Il pollice che si infila nel telaietto di plastica e la diapositiva si crepa: viene tagliuzzata con le forbici in mille pezzi. Un gesto che non basta a cancellare dalla memoria un’immagine che non avremmo mai voluto vedere. L’AMICO VERO NON TRADISCE In autodromo si era sparsa la voce che Angelo era l’unico fotografo presente al Tamburello e le agenzie di stampa di tutto il mondo hanno cominciato a cercarlo per offrirgli cifre da capogiro che potevano valere un appartamento in cambio di… quello scatto. Sarebbe stato lo scoop dell’anno. Ma Angelo non ha tradito Ayrton…

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