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Dovizioso: "Con la Ducati diventerò un vincente!"

Per la prima volta Andrea si sente al centro di un progetto, ma ci vuole un po' di tempo

Dovizioso:
Andrea Dovizioso è determinato. Il pilota di Ducati Corse è convinto di aver imboccato la strada più giusta per lo sviluppo della sua carriera, anche se il percorso sembra quello più difficile ed ostico. Ieri lo abbiamo incontrato a Borgo Panigale in occasione della consegna delle sette motrici che la MAN ha fatto ai vertici della Casa bolognese. Ci parliamo mentre ad Austin riprendevano i test della Moto GP che la Ducati ha deciso di saltare. Hai condiviso la scelta di non partecipare ai test di Austin? Chi ha girato negli Usa ha messo in evidenza una difficoltà nel capire la pista e nel trovare una buona messa a punto della moto. Non pagherete quest’assenza o è stato meglio restare a casa a sviluppare la Desmosedici? “Direi tutte e due le cose. Per noi quella di Austin sarà una trasferta problematica. E, quindi, sappiamo già in partenza che staremo dietro a chi ha girato sulla pista americana. L’importante è esserne consapevoli. Abbiamo preferito dedicarci allo sviluppo della GP13, anche perché quella di Austin è la seconda gara della stagione e arriva in un momento in cui non avremo ancora evoluzioni importanti sulla moto. È stato giusto restare a lavorare a casa, anche se è ovvio a tutti che sarebbe stato meglio esserci. Diciamo che è un aspetto non determinante in un progetto che ha un respiro di due anni”. La Ducati sarà ad Austin fra un paio di settimane con la moto stradale: varrebbee la pena andarci a fare qualche giro? “Me lo hanno chiesto e ho deciso per il no. Ho già vissuto un’esperienza simile quando siamo andati per la prima volta ad Aragon. Avevamo girato con moto di serie per capire il circuito e poi ha vinto Casey, l’unico che non ci era venuto. Non serve guidare una moto che è molto diversa da quella che si usa in gara: in Spagna avevamo mezzi che giravano otto secondi più piano della MotoGP. Non si erano trovati i riferimenti e i segreti che servivano a togliere gli ultimi decimi necessari a vincere una gara. Spies e Hayen andranno ad Austin, io no”. Marquez sta stupendo con la Honda: può vincere il mondiale al primo anno? “Forse sì, però deve fare i conti con Lorenzo che è difficile da battere. Stare davanti a Jorge che non sbaglia niente ed è forte dappertutto è molto diverso che essere veloci…”. Il potenziale della Honda adesso è superiore a quello Yamaha? “Non lo posso sapere. Sulla Honda sono due anni che non ci salgo. So che la Yamaha ha lavorato nell’inverno, ma non ho elementi certi per giudicare le due moto”. Le hai viste in azione nei test di Sepang 2… “Non si possono giudicare nei dettagli, anche se posso dire che sono molto simili”. Sei diventato il beniamino della Ducati Corse: gli uomini della squadra ti vedono spesso in sede, in pochi mesi hai già superato le visite di Valentino in due anni… “Il legame umano è un aspetto positivo. Uno dei motivi per cui ho scelto questo progetto”. Parliamo della Desmosedici GP13: scomponendo la moto in telaio, motore ed elettronica quali sono le cose da promuovere o bocciare? “Ti rispondo in fretta, siamo indietro su tutti e tre i fronti. E dobbiamo lavorare su ogni componente. E se per alcuni aspetti potremmo essere vicini agli altri, non basterebbero a chiudere il gap, perché gli altri vanno molto bene e hanno i piloti più forti. Se li vogliamo battere dobbiamo diventare migliori di loro…”. Sei considerato, giustamente, il miglior collaudatore, specie nella messa a punto dell’elettronica… “Siamo indietro anche su quello…”. Mettiamola così: la crescita nel corso della stagione dovrebbe essere più facile se i miglioramenti arriveranno dai vari aspetti che compongono la moto… “È quello che mi auguro anch’io. Ma per vincere non basta raggiungere gli avversari, bisogna andare più forte di loro. Facile a dirsi, ma complicato da farsi…”. Nei piani 2013 della Ducati c’è la volontà di tornare sul podio. C’è una pista che si può adattare alla moto più di altre? “Non succederà nella prima parte della stagione, dovremo vedere come sapremo sviluppare la Desmosedici nel corso del campionato. È l’interrogativo che tormenta anche noi… All’inizio è compito mio dare dei feedback, ma poi i tecnici devono capire le informazioni che gli ho dato e, soprattutto, devono trovare le soluzione ai problemi. Diciamo che è molto complicato…”. Avete deliberato una sorta di “moto zero” da cui partire con lo sviluppo nella stagione? “Per ora abbiamo la moto dell’anno scorso. Non è stata fatta una moto diversa o con materiale nuovo”. Avete riprovato delle soluzioni che erano state bocciate da Valentino? “Si, è vero, ma in sostanza la moto è quella che ha finito il campionato scorso. Abbiamo fatto delle piccole modifiche in Malesia 2 e abbiamo visto che si sono rivelate migliori. Facendo delle prove, abbiamo trovato anche un set up più adatto alla moto per cui sono migliorati i tempi. Ma stiamo parlando di poca roba…” Sai già dove collocarti nella griglia di partenza? “Non è difficile saperlo: ci sono dodici MotoGp e quattro sono Ducati. Nei test in Malesia 2 Smith è finito dietro di me e Niki, però combattere contro Bradl, Bautista o Crutchlow sarà difficile, perché loro hanno mezzi che sono molto simili a quelli ufficiali. Siccome il regolamento è sempre quello, direi che c’è stato un certo livellamento in alto: le moto sono molto competitive. E nel prossimo anno verranno cambiate le norme per cui è normale che quest’anno non si siano fatte delle rivoluzioni ma solo degli affinamenti”. Vogliamo parlare della mancanza di spettacolo della MotoGP? La griglia di partenza delinea già i valori tecnici, per cui ci sono pochi sorpassi… “Ci sarebbero delle cose importanti da fare, ma su questo tema preferisco non parlare per non mettermi contro con chi decide in questo mondo”. Tocchiamo almeno un aspetto del discorso. Dacci una chiave di lettura... “Beh, allora parlerei di gomme. La prova l’abbiamo avuta dalla Formula 1 e anche dalla Superbike. In SBK ci sono moto dalle caratteristiche tecniche diverse una dall’altra, ma staccano tempi molto vicini. È il segno che gli pneumatici bilanciano un po’ le prestazioni”. In SBK, allora, è il pilota che fa la differenza? “Non lo so, non ho mai provato una Superbike per farmi un’idea precisa. Posso solo dire che le gomme livellano le prestazioni in quel campionato, per avendo moto tanto diverse. Non credo che un pilota possa fare la differenza se sono le gomme a livellare le prestazioni”. L’elettronica è l’elemento da limitare? “Dipende che strada si vuole prendere: se si vuole migliorare la sicurezza si può insistere con l’elettronica quanto si vuole, ma poi non parliamo di spettacolo”. Si può fare un passo indietro? “Dipende da chi comanda e cosa vuole…” Ma qual è il parere dei piloti della MotoGP? “Penso che qualsiasi pilota vorrebbe togliere l’elettronica”. Anche se tu sei il pilota che la sa interpretare meglio di altri? “Non ho dubbi, io credo di essere un pilota sensibile sui vari aspetti della moto. Poi è vero che la messa a punto dell’elettronica sulla MotoGP moderna ha assunto un ruolo molto importante, ma non basta l’elettronica a stare davanti, anzi…”. Cosa ti manca per essere un pilota vincente? “In Yamaha e Honda ho sempre avuto delle moto buone, tra le migliori al mondo, ma non sono mai stato al centro del progetto. E con questo non voglio giustificare i miei risultati. Perché so che Casey, Dani e Lorenzo sono molto forti. Ora, però, spero di essere in una situazione diversa: in Ducati finalmente mi sento… dentro al progetto. Se lavoreremo bene, ne trarrò un grande giovamento: anch’io diventerò un vincente. Questa è la carta che mi voglio giocare qui alla Ducati…”.

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