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Tripudio Audi a Le Mans!

Le R15 Tdi ribaltano i pronostici chiudendo una formidabile tripletta; tutte ko le Peugeot

Tutti si aspettavano un dominio Peugeot, invece è finita con un trionfo dell'Audi: l'edizione 2010 della 24 Ore di Le Mans ha regalato davvero tante sorprese, sovvertendo i pronostici addirittura in tre classi su quattro. Al monopolio Peugeot nelle prime due file dello schieramento di partenza, l'Audi ha risposto piazzando una tripletta clamorosa in gara, approfittando al meglio delle disavventure dei rivali transalpini. A livello di passo infatti le R15 Tdi non davano assolutamente l'idea di poter reggere la concorrenza delle Peugeot, ma si sono rivelate decisamente più solide delle vetture rivali che sono state tutte costrette al ritiro. La vittoria finale è andata all'equipaggio numero 9, quello formato da Mike Rockenfeller, Romain Dumas e Timo Bernhard, che hanno preceduto di un giro l'altra R15 di Lotterer-Fassler-Treluyer. Solo terza invece la vettura di punta della casa di Ingolstadt, quella di Tom Kristensen, Dindo Capello e Allan McNish, attardata da un incidente alla Virage Porsche nella prima parte di gara. Ma veniamo a quanto accaduto alle Peugeot: la prima ad alzare bandiera bianca è stata la numero 3 (Lamy-Bourdais-Pagenaud), tradita dalla rottura di un'attacco di una sospensione anteriore, in seguito ad una foratura, proprio quando si trovava al comando. Poi è toccata alla numero 2 (Montagny-Sarrazin-Minassian), che ha patito la rottura del propulsore intorno alle 7 del mattino, quando anch'essa era al comando. Nel finale poi hanno ceduto anche i motori della numero 1 (Gene-Wurz-Davidson) e di quella dell'Oreca (Panis-Lapierre-Minassian), mandando in fumo un potenziale secondo ed un quarto posto potenziali. Evidentemente la Casa francese ha "pompato" un pò troppo sui suoi propulsori spinta dalla voglia di battere i rivali di Ingolstadt. In tutto questo però va dato grande merito alla squadra Audi per la costanza di rendimento mostrata nel corso delle 24 Ore: è vero, le R15 non hanno il passo delle 908, ma hanno accusato pochissimi problemi e sono riuscite sempre ad essere consistenti. L'unica classe ad aver rispettato i pronostici della vigilia è la LMP2, con la favorita HPD della Strakka Racing che ha saputo conquistarsi addirittura il quinto posto finale, staccando decisamente tutta la concorrenza, nonostante un pò di apprensione per un'uscita di pista verso l'ora di cena. Alle sue spalle ha chiuso la Pescarolo-Judd della OAK Racing (Moreau-Charouz-Lahaye), staccata di sei giri dai vincitori. Sul gradino più basso del podio invece è salita la Lola HPD della RML (Erdos-Newton-Wallace). A favorire la vittoria della Strakka però ci si è messa anche l'altra HPD della Highcroft, fermata da problemi di natura idraulica. Le sorprese più grandi arrivano però dalle classi GT, dove si sono registrati i successi della Saleen della Larbre (Gardel-Berville-Canal) in GT1 e della Porsche della Felbermayr (Lieb-Lietz-Henzler) in GT2. I primi hanno preso il comando delle operazioni nel corso della notte, quando la Ford Gt della Matech (Grosjean, Mutsch, Hirschi), leader fino a quel momento, è stata tamponata dalla seconda Pescarolo della OAK Racing, dovendo ricorrere ad una lunga sosta ai box per le riparazioni del caso. Fondamentali però anche i problemi tecnici accusati con buio della Corvette della Luc Alphand Aventures. Nella GT2 invece la Porsche si è portata in testa in mattinata, quando le due Corvette ufficiali hanno abbandonato la corsa, entrambe per la rottura del motore, anche se quella di Collard-Beretta-Gavin era stata anche vittima di un violento incidente alla Virage Porsche in seguito ad incomprensione con la Peugeot di Anthony Davidoson. Decisivo però anche il ritiro della Ferrari della Risi Competizione (Bruni-Melo Kaffer), che sembrava avere un passo clamoroso: l'italiano l'aveva riportata al comando scattando dal fondo del gruppo, ma poi è stato tradito dalla rottura del selettore del cambio. Sul podio dunque sono salite anche la Ferrari della Farnbacher Racing (Farnbacher-Simonsen-Keen), meritatamente seconda dopo una gara molto regolare, e la Porsche della BMS Scuderia Italia (Westbrook-Scheider-Henzler). Solo quarta invece la Ferrari F430 di Jean Alesi, Giancarlo Fisichella e Toni Vilander, rallentata da un incidente dell'italiano alla curva Indianapolis: l'ex pilota di Formula 1 è andato lungo, impattando frontalmente le protezioni e costringendo i suoi meccanici ad una lunga riparazione. Alla fine delle 55 vetture partenti solo 28 hanno visto la bandiera a scacchi.

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