Il nome
Audi si imprime sempre di più nella storia della
24 Ore di Le Mans: quella di quest'anno, maturata tra le altre cose con una splendida tripletta, non è solo l'undicesima affermazione in bacheca per la Casa di Ingolstadt, ma è anche la prima vittoria di una vettura ibrida sul circuito della Sarthe.
A trionfare per il secondo anno di fila è stato l'equipaggio composto da
Andre Lotterer, Marcel Fassler e Benoit Treluyer, che per il passo mostrato al volante della nuovissima
R18 e-tron quattro erano già considerati i grandi favoriti della vigilia, oltre ad aver conquistato anche la pole position con il tedesco.
E in gara la loro superiorità si è vista decisamente, visto che sono stati al comando delle operazioni per la maggior parte della distanza e che solo un paio di sviste di
Fassler (anche se nel secondo caso forse sarebbe giusto parlare di un miracolo, visto che ha evitato per un pelo una Corvette girata in testacoda) hanno messo in discussione la caccia alla vittoria, permettendo a
Capello/Kristensen/McNish di tentare un assalto concreto.
Le loro chance però si sono spente ad un paio d'ore dalla fine, quando
Allan McNish, probabilmente perchè disturbato dalla presenza di un doppiato, è andato ad impattare le protezioni della
Virage du Karting. I suoi meccanici sono stati anche abilissimi a rimandarlo in pista a razzo, ma ormai si ritrovava doppiato e quindi si è dovuto accontentare del secondo posto, con buona pace di
Dindo Capello che magari sperava di festeggiare il suo 48esimo compleanno dal gradino più alto del podio.
Quel che conta però è che la
R18 e-tron quattro siè dimostrata subito una vettura veloce ed affidabile, riuscendo a tenere un ritmo importante (lo scorso anno la gara si articolò su 355 giri contro i 377 di quest'anno) e senza patire cedimenti di natura meccanica o elettronica. Gli unici interventi, infatti, si sono resi necessari per porre rimedio alle toccate dei piloti.
Positiva comunque anche la prova della
R18 Ultra, che ha permesso a
Marco Bonanomi di artigliare un piazzamento sul podio all'esordio, insieme ai compagni
Oliver Jarvis e Mike Rockenfeller. Purtroppo l'equipaggio numero 3 si è ritrovato doppiato dopo appena mezzora a causa di un problema di vibrazioni sul posteriore, poi però ha tenuto un passo molto positivo, chiudendo con il distacco onorevole di tre giri, tenuto anche conto del fatto che nel finale ha accusato anche delle fastidiose noie a livello di elettronica.
La Casa degli Anelli però è riuscita solamente a sfiorare il poker, perchè la seconda
R18 Ultra, quella di
Dumas/Duval/Gené ha pagato qualche errore di troppo dei suoi piloti. Sia
Dumas che
Gené sono andati a "baciare" le protezioni della
Chicane Forza Motorsport, inoltre il francese si è anche toccato con un doppiato nel corso della notte. Un vero peccato se si pensa al grande passo mostrato da
Duval e al giro più veloce realizzato da
Gené.
L'ostacolo più insidioso per le Audi era rappresentato dalle
Toyota, che a loro volta arrivavano a
Le Mans con una vettura, la
TS030 Hybrid, che era all'esordio assoluto in gara e che era dotata appunto di un sistema ibrido, accoppiato in questo caso ad un motore alimentato a benzina, a differenza del diesel di Ingolstadt.
A livello prestazionale la Casa giapponese ha dimostrato di disporre già di un ottimo pacchetto, certificato dai giri al comando percorsi da
Nicolas Lapierre verso la sesta ora di gara. Sicuramente però sono mancati un pizzico di fortuna e magari di senso strategico da parte dei piloti.
Se da una parte il terribile incidente di
Anthony Davidson, decollato dopo un contatto con la
Ferrari di Piergiuseppe Perazzini che non gli ha dato strada, è stato un episodio sfortunato, che è costato anche due vertebre fratturate al pilota britannico; dall'altro
Kazuki Nakajima ha compromesso la gara dell'equipaggio numero 7, danneggiando la vettura per forzare un doppiaggio ai danni della
Nissan DeltaWing dopo circa sei ore. Il risultato di tutto questo è che la prima avventura delle
TS030 è durata appena lo spazio di 11 ore.
Restando in tema di nuove tecnologie, merita appunto una citazione la
Nissan DeltaWing, la cui gara si è fermata dopo sole sei ore e un quarto proprio per un eccesso di irruenza di
Nakajima, che ha letteralmente "parcheggiato"
Satoshi Motoyama nei pressi della
Virage Porsche. Alla fine di questa esperienza però un veterano come Michael Krumm si è detto soddisfatto nei limiti del possibile e convinto che questo prototipo decisamente particolare racchiuda in sé il potenziale per stupire.
A stupire quindi è stata la
Lola-Toyota della Rebellion Racing, che con l'equipaggio
Jani/Prost/Heidfeld è andata ad artigliare un insperato quarto posto assoluto, che la colloca prima senza discussioni tra le
LMP1 alimentate a benzina, con la soddisfazione di mettersi dietro anche una delle
Audi.
Passando alla classe
LMP2, la vittoria è andata alla
HPD della Starworks Motorsports, vettura che aveva già brillato anche nei test collettivi.
Ryan Dalziel ed Enzo Potolicchio (che in questa occasione erano affiancati anche da
Tom Kimber-Smith) coronano quindi una stagione straordinaria nelle grandi classiche, dopo essersi già piazzati secondi alla
24 Ore di Daytona, con tanto di pole position, proprio per i colori della
Starworks.
La loro tattica è stata piuttosto attendista: nella prima parte di gara hanno lasciato sfogare la
Morgan-Judd della
OAK Racing (Pla/Lahaye/Nicolet), poi quando quest'ultima è stata fermata da un cedimento tecnico, ne hanno approfittato per andare in fuga, giungendo al traguardo con circa un giro di vantaggio sulle
Oreca-Nissan della
Thiriet by TDS (Thiriet/Beche/Tinseau) e della
Pecom Racing (Ayari/Kaffer/Perez-Companc).
Spettacolare la prestazione delle
Ferrari in classe
GTE-Pro: le 458 hanno infatti monopolizzato le prime due posizioni, con la vittoria finale di quella dell'
AF Corse affidata a
Bruni/Fisichella/Vilander. Una grande impresa la loro, che sono stati costretti a prendere il via dal fondo della griglia, dopo che
"Fisico" aveva distrutto la vettura nelle prove libere, costringendo il team a far arrivare una nuova scocca dall'Italia.
La loro progressione però è stata praticamente perfetta. Nell'arco di poche ore sono riusciti a portarsi in terza posizione, poi hanno saputo sfruttare i guai tecnici della
Corvette di Milner/Westbrook/Gavin, che ha perso una ruota nel cuore della notte, e dell'
Aston Martin di Mucke/Turner/Fernandez.
Sul traguardo finale, infatti, sono giunti con un vantaggio di tre giri nei confronti dell'altra
Rossa della Luxury Racing portata in gara da
Makowiecki/Melo/Farnbacher, rallentati sul più bello da un inconveniente all'impianto frenante posteriore, che li ha costretti ad una sosta ai box molto lunga. A loro comunque resta la consolazione della pole position di classe. Così come il podio finale può essere solo tale per l'
Aston Martin ufficiale, che nella prima parte di gara aveva mostrato un passo di gara davvero invidiabile.
Infine, la classe
GTE-Am si è rivelata la più combattuta fino alla fine della corsa, con i due contendenti al successo che sono entrati nell'ultima ora di gara separati tra loro di meno di mezzo minuto. A trionfare alla fine è stata la
Corvette della Larbre Competition portata in gara da
Lamy/Canal/Bornhauser, che solo nel finale è riuscita ad avere la meglio sulla
Porsche della IMSA Performance con Pons/Narac/Armindo, rallentata anche da una foratura ad appena due giri dal termine.
MONDIALE ENDURANCE, Le Mans, 17/06/2012
Classifica finale 24 Ore di Le Mans
1. Lotterer/Fassler/Treluyer - Audi R18 e-tron quattro - 377 giri
2. McNish/Capello/Kristensen - Audi R18 e-tron quattro - +1 giro
3. Jarvis/Bonanomi/Rockenfeller - Audi R18 Ultra - +3 giri
4. Prost/Jani/Heidfeld - Lola-Toyota - +11 giri
5. Gené/Dumas/Duval - Audi R18 Ultra - +12 giri
6. Brabham/Chandhok/Dumbreck - HPD-Honda - +21 giri
7. Potolicchio/Dalziel/Kimber-Smith - HPD-Honda (LMP2) - +24 giri
8. Thiriet/Beche/Tinseau - Oreca-Nissan (LMP2) - +25 giri
9. Perez-Companc/Kaffer/Ayari - Oreca-Nissan (LMP2) - +26 giri
10. Ragues/Panciatici/Rusinov - Oreca-Nissan (LMP2) - +27 giri
11. Belicchi/Primat/Bleekemolen - Lola-Toyota (LMP2) - +28 giri
12. Zugel/Julian/Gonzalez - Zytek-Nissan (LMP2) - +30 giri
13. Martin/Charouz/Graves - Oreca-Nissan (LMP2) - +32 giri
14. Heinemeier Hansson/Leinders/Martin - Morgan-Nissan (LMP2) + 37 giri
15. Brundle/Brundle/Ordonez - Zytek-Nissan (LMP2) - +38 giri
16. Tresson/Mailleux/Lombard - Oreca/Nissan (LMP2) - +38 giri
17. Fisichella/Bruni/Vilander - Ferrari 458 (GTE-Pro) - +42 giri
18. Makowiecki/Melo/Farnbacher - Ferrari 458 (GTE-Pro) - +45 giri
19. Mucke/Turner/Fernandez - Aston Martin Vantage V8 (GTE-Pro) - +46 giri
20. Bornhauser/Canal/Lamy - Chevrolet Corvette (GTE-Am) - +49 giri
21. Pons/Narac/Armindo - Porsche 911 RSR (GTE-Am) - +50 giri
22. Bertolini/Beretta/Cioci - Ferrari 458 (GTE-Pro) - +52 giri
23. Garcia/Magnussen/Taylor - Chevrolet Corvette (GTE-Pro) - +52 giri
24. Briere/Petersen/Nakano - Oreca-Nissan (LMP2) - +53 giri
25. Krohn/Jonsson/Rugolo - Ferrari 458 (GTE-Am) - +55 giri
26. Frey/Meichtry/Hirschi - Oreca-Judd (LMP2) - +58 giri
27. Neiman/Pilet/Pumpelly - Porsche 911 RSR (GTE-Am) - +65 giri
28. Bourret/Gibon/Belloc - Chevrolet Corvette (GTE-Am) - +69 giri
29. Rosier/Thirion/Haezebrouck - Norma-Judd (LMP2) - +70 giri
30. Leventis/Watts/Kane - HPD-Honda (LMP1) - +75 giri
31. Kauffman/Aguas/Vickers - Ferrari 458 (GTE-Am) - +84 giri
32. Rodrigues/Ferte/Illiano - Ferrari 458 (GTE-Am) - +86 giri
33. Camathias/Palttala/Daniels - Porsche 911 RSR (GTE-Am) - +88 giri
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