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Babini, l'eroe che ha salvato Bartocci

Intervista con Fabio che si è gettato nelle fiamme della Gallardo

Giorgio Bartocci si è salvato dalle fiamme per il coraggio eroico di Fabio Babini che, insieme a Manfred Fitzgerald della Lamborghini, ha estratto l'amico e collega dall'abitacolo in fiamme della Gallardo Super Trofeo a Brno, in quello che doveva essere il secondo appuntamento del monomarca europeo del marchio del Toro. Un gesto istintivo che agli appassionati di motori ha ricordato l'intervento di Arturo Merzario nel rogo di Niki Lauda con la Ferrari 312T2 al Gp di Germania del 1976. Il faentino è un anti-personaggio, che anzi cerca di evitare la facile pubblicità. È un apprezzato pilota professionista nel mondo delle Gran Turismo, oltre ad essere un collaudatore della Pirelli per la sua capacità di sviluppare le gomme e per la sensibilità nella messa a punto delle vetture. In questo caso, invece, vogliamo sottolineare la sua grande sensibilità umana. “Ero nei box a seguire la partenza della gara dal monitor – rivela Babini ancora un pizzico di emozione – quando ho visto Giorgio perdere il controllo della Gallardo all'uscita dell'ultima curva del primo giro. La macchina senza controllo si è schiantata contro lo spigolo del guard-rail del muretto dei box e ha subito preso fuoco. Ho impiegato due o tre secondi per capire cosa stava succedendo, anche perché ero sicuro di vedere Bartocci uscire dall'abitacolo”. Poi Fabio non ha esitato un momento: è uscito dai box, ha scavalcato il muretto dei box e si è precipitato in pista... “Non avevo il casco il testa, perché non era ancora il momento del mio turno di guida. Era in maglietta ignifuga con la tuta annodata in vita e mi sono avvicinato al rogo. Accanto a me c'era Fitzgerald e un signore tedesco in maglietta. Urlavo a Giorgio di uscire dall'abitacolo”. Sono stati momenti di alta tensione: i soccorsi non sono stati immediati. I commissari si sono presentati solo con piccoli estintori brandeggiabili, certamente insufficienti a spegnere il rogo... “Se devo essere sincero ho perso la percezione del tempo, ogni secondo mi sembrava durasse un'eternità”. Babini, mentre i pompieri tentavano di domare le fiamme (il fumo nero aveva formato una nuvola nera sinistra che si vedeva a grande distanza), si è avvicinato alla carcassa della Lamborghini spezzata in due... “Ho visto che Giorgio era cosciente perché si muoveva e si era slacciato le cinture di sicurezza, ma non riusciva a uscire da solo dall'abitacolo perché aveva le gambe bloccate nella zona della pedaliera. Ci siamo avvicinati alla vettura e abbiamo aperto lo sportello. E, in effetti, mi sono reso conto che non riuscivo a sfilarlo dal sedile. Quando sono riuscito a disincastrarlo lo abbiamo estratto e a quel punto gli ho tolto il casco per farlo respirare meglio. Aveva gli occhi sbarrati: credetemi, era una scena drammatica che non cancellerò mai dalla mia memoria. Non riuscivo a capire quanto fossero gravi le sue condizioni. Continuavo a gridargli Giorgio come stai? Mi senti? E ad un certo punto mi ha risposto: Ok. Mi sono aggrappato a quel flebile segno di vita per alimentare dentro di me la speranza che ce la potesse fare, anche se sapevo perfettamente che le sue condizioni erano gravi”. Sono stati attimi tremendi, dove la voglia di aiutare un amico ha preso il sopravvento su tutto il resto. Nella pit lane c'era molta gente raccappricciata da quanto accadeva davanti ai loro occhi: la sensazione è che si potesse ripetere la straziante scena di Roger Williamson bruciato vivo sotto la sua March capotata durante il Gp di Olanda del 1973. I primi soccorsi sono stati lenti e i commissari allontanavano le persone che volevano intervenire ma non avevano abbigliamento ignifugo... “Considerato che era una gara Fia – prosegue Babini – forse si poteva agire con maggiore celerità, ma non mi sono preoccupato di questo, cercavo di aiutare Giorgio”. Babini ieri sera era in ospedale a Brno ad aspettare buone notizie, dopo una notte che per Bartocci era stata agitata... “Alle 17 ha ripreso a respirare autonomamente, senza l'ausilio delle macchine. È stata una notizia fantastica perché voleva dire che i fumi roventi che aveva respirato non avevano causato danni. E, infatti, poco dopo lo hanno risvegliato. La moglie che era con lui in terapia intensiva è uscita per dirmi che Giorgio mi aveva cercato e allora mi hanno lasciato entrare a salutarlo. È stata un'emozione incredibile, fortissima!”. All'inizio il pilota romano era ancora intubato, per cui non riusciva a parlare, ma comunicava con gli occhi, poi i sanitari gli hanno tolto anche quel presidio... “Era perfettamente lucido, anche se non ricorda perfettamente cosa è accaduto. Mi ha domandato se aveva picchiato contro la barriera con l'anteriore o con il posteriore. Credo che sia normale lo stato di choc dopo un incidente come quello e non ho voluto dargli troppe informazioni, tanto più che ancora non sapeva delle ustioni alle gambe”. La dinamica dell'incidente è stata ricostruita in modo piuttosto chiaro... “La pista era scivolosa in molti punti e oltre il cordolo c'era ancora l'acqua della pioggia di questi giorni. Giorgio si è intraversato all'ultima curva e ha tenuto giù il piede sull'acceleratore nel tentativo di riprendere la vettura, ma non c'è stato più niente da fare e l'impatto fronatale contro le protezioni è stato molto violento”. Il rischio fa parte delle corse o si poteva fare qualcosa? “Avevo consigliato di far partire la corsa dopo un secondo giro con la safety car. Molti dei piloti del Super Trofeo sono dei gentlemen con poca esperienza, per cui sarebbe stato un provvedimento utile a far prendere loro confidenza con le condizioni della pista, dandogli il tempo di scaldare le gomme. Adesso comunque non serve recriminare: l'importante è che Giorgio se la sia cavata”. Siamo d'accordo con Fabio, ma meno male che c'era Babini, un eroe anti-personaggio...

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